Gesù presenta la salvezza come un banchetto di nozze. Al rifiuto dei primi, i privilegiati, la proposta viene offerta ad altri. C’è però una condizione: avere la veste nuziale, cioè tenerci lontano dal peccato.
«UN RE FECE UNA FESTA DI NOZZE PER SUO FIGLIO»
«QUESTI è il Signore in cui abbiamo sperato» (Is 25,9): un Dio che ci prepara un banchetto (I Lettura), una festa di nozze (Vangelo). Questa festa è traboccante di ogni bene, soprattutto perché Dio «eliminerà la morte per sempre » e «asciugherà le lacrime su ogni volto». Eppure c’è una sorpresa ancora maggiore: ci sono invitati che non accolgono l’invito, anteponendovi i loro affari. Sì, siamo sconcertati, ma non è questo, spesso, il nostro atteggiamento? Badare a ciò che dobbiamo fare, a quello che ci preoccupa o ci agita, senza porre attenzione a ciò che Dio fa per noi?
È una tentazione non tanto degli indifferenti o dei lontani, quanto dei credenti: essere così presi dai propri impegni da non accogliere il dono di Dio che ci raggiunge in modo gratuito. Ecco allora un terzo motivo di sorpresa, ancora maggiore: la tenacia con cui Dio non si blocca di fronte al rifiuto, ma ne fa motivo per estendere a tutti il suo invito. La veste bianca da indossare è quella della grazia. Con Paolo dobbiamo esclamare: «Al Dio e Padre nostro sia gloria nei secoli dei secoli» (II Lettura).