Il gesto della povera vedova è assoluto, profetico, colmo di tenerezza infinita. Mentre i ricchi facevano di tutto per apparire quello che in realtà non erano, la donna si è dimostrata qual era, perché i suoi occhi e il suo cuore erano solo per il Signore. Oggi si celebra la 68ma Giornata nazionale del Ringraziamento per i frutti della terra.
«BEATI I POVERI IN SPIRITO…»
La parola di Dio odierna ci presenta la generosità di due vedove. Nel Vangelo c’è un dittico: nel primo quadro Gesù mette in guardia i suoi discepoli dai Maestri della legge che si pavoneggiano sia per le vesti, sia nel ricevere inchini e saluti, prolungando, per farsi vedere nei tempi della preghiera, ma che «divorano le case delle vedove». Nel secondo quadro Marco ci mette davanti l’avidità e l’ipocrisia che imperversavano tra gli osservanti della legge. Ancora oggi sono una piaga di molte relazioni sociali. Gesù, nell’insegnamento ai discepoli, accantona e vanifica le nostre scelte e guarda alla vedova che sta gettando nel tesoro del tempio, con un gesto di omaggio a Dio, «tutto quanto aveva per vivere».
Nella prima lettura incontriamo la vedova di Sarepta che accetta di dividere con il profeta Elia il poco che possiede e le è rimasto per vivere lei e suo figlio. Come non stupirci davanti alla fede di questa donna pagana? Confida in Dio e a lui affida il compito di nutrire lei e il figlio. Oggi vogliamo, con umiltà e fiducia chiedere al Signore di saper apprendere alla scuola delle due vedove la generosità vera, non il superfluo, non il di più che avanza.
Mons. Domenico d’Ambrosio, Arcivescovo emerito di Lecce
GESÙ, «LA VITE VERA»
«VITE» e «vigna» sono due immagini care alla Bibbia per indicare il popolo di Israele, che Dio ha «piantato» e custodito perché producesse molto frutto (Cfr Is 5,1-7; Ger 2,21; Sal 80,9-16).
Anche Gesù fa sua questa immagine, che ritiene pienamente compiuta nella sua persona e nei frutti che nascono dalla sua obbedienza al Padre: «Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore» (Gv 15,1). L’aggettivo “vero” non va inteso nel senso di “sincero”, “veritiero”, ma nel senso di “definitivo”, “autentico”: in Gesù l’immagine della vite trova l’espressione più autentica, definitiva.
Gesù è la vite che il Padre-Agricoltore ha «potato», attraverso le sofferenze della passione, dalla quale ha avuto origine il frutto più prezioso per l’umanità, la salvezza, e il frutto più gradito al Padre, l’obbedienza filiale di Gesù.
All’immagine della «vite» Gesù associa «il tralcio», immagine del suo discepolo e del cristiano di ogni tempo: «Io sono la vite, voi i tralci» (Gv 15,5).
«Vite» e «tralcio», cioè Gesù e discepolo, sono strettamente uniti dal verbo «rimanere», il verbo che garantisce il frutto: «Chi rimane in me e io in lui, porta molto frutto… Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca» (Gv 15,6).
«Rimanere» significa qui il lavoro interiore del discepolo che, sull’esempio di Gesù, obbedisce alla volontà del Padre e porta al mondo il frutto dell’amore.
Don Primo Gironi, ssp, biblista
Per i discepoli di Gesù c’è la necessità di rimanere tralci della vite che egli è, di rimanere in Gesù come lui rimane in loro. Rimanere non è solo restare, dimorare, ma significa essere comunicanti in e con Gesù a tal punto da poter vivere di una stessa vita.).
SEGNALAZIONE AI LETTORI
Facciamo presente che gli articoli: “Gesù ha i suoi nomi”, a cura del biblista don Primo Gironi, ssp, pubblicati su “La Domenica” 2017-2018, saranno raccolti in un volume, prezzo 18,00 Euro, pagamento su C.C.P. n. 107.20.126 intestato a “La Domenica”, Piazza S. Paolo, 14 – 12051 Alba (CN). Causale: “Gesù ha i suoi nomi”. Tel. 0173.296.329. E-mail: abbonamenti@stpauls.it
Preghiera dei fedeli
C- Fratelli e sorelle, il Vangelo insegna che la vita del cristiano non si compie nella ricerca dell’approvazione degli uomini, ma in una esistenza donata a Dio, sull’esempio della vedova al tempio. Per questo chiediamo al Signore di convertire i nostri pensieri e le nostre azioni.
Preghiamo insieme e diciamo: Donaci, Signore, un cuore nuovo.
1. Per coloro che sono posti alla guida della Chiesa, perché nel loro servizio al popolo cristiano non cerchino altra ricompensa che fare la volontà di Dio. Preghiamo:
2. Per i coltivatori della terra e tutti i lavoratori del mondo, perché svolgendo la loro attività, si sentano collaboratori di Dio a servizio della vita e del bene di tutti. Preghiamo:
3. Per coloro che sono affaticati ed oppressi, perché sperimentino l’aiuto di Dio, che sconvolge i progetti dei malvagi e difende i piccoli e i sofferenti. Preghiamo:
4. Per la nostra comunità, perché non si chiuda in riti stanchi e in formule astratte, ma nella celebrazione di lode si mostri al mondo con un unico cuore ardente di fede, sostenuto dalla speranza, animato dalla carità. Preghiamo:
Intenzioni della comunità locale.
C – Signore Gesù, tu ci insegni ad apprezzare ciò che è semplice ed umile, e che il mondo reputa insignificante. Apri i nostri cuori alla tua sapienza, perché crediamo che anche nelle realtà più piccole si può trovare la forza che cambia il mondo e apre all’uomo un avvenire di giustizia e di pace. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli.
A – Amen
XXXII SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO
12 L S. Giosafat, vescovo e martire, Memoria (rosso). Ecco la generazione che cerca il tuo volto, Signore. Lo scandalo è ciò che fa inciampare: i discepoli non devono far cadere i fratelli con il loro comportamento difforme dal Vangelo di Gesù Cristo, che getta nella confusione chi si fida di loro. S. Macario; S. Diego. Tt 1,1-9; Sal 23,1-6; Lc 17,1-6.
13 M La salvezza dei giusti viene dal Signore. L’invito di Gesù Cristo a sentirsi servi inutili, dopo aver fatto il nostro dovere, ci rimette al nostro posto: solo a Dio dobbiamo dare la gloria e l’onore, e servire è l’unica nostra grandezza. S. Imerio; S. Agostina (Livia) Pietrantoni; S. Niccolò I. Tt 2,1-8.11-14; Sal 36,3-4.18.23.27.29; Lc 17,7-10.
14 M Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla. Come i lebbrosi, siamo facilmente propensi a chiedere soccorso a Dio quando siamo in difficoltà, ma a scordarci il suo aiuto quando invece le cose vanno bene. È la fede che ci spinge alla gratitudine. S. Rufo; S. Teòdoto; B. Maria Luisa Merkert. Tt 3,1-7; Sal 22,1-6; Lc 17,11-19.
15 G Beato chi ha per aiuto il Dio di Giacobbe. La domanda sulla venuta del Regno di Dio cerca date precise per chiudere Dio dentro i propri piccoli orizzonti. Ma Dio è oltre i nostri calcoli umani e ci chiede di fidarci delle sue promesse. S. Alberto Magno (m.f.); S. Leopoldo il Pio; S. Sidonio. Fm 7-20; Sal 145,7-10; Lc 17,20-25.
16 V Beato chi cammina nella legge del Signore. Esiste continuamente il rischio di non porsi mai domande sulla fine del mondo e di vivere senza prendere le giuste misure di fronte alla venuta del giorno di Dio. Vivacchiare senza vivere davvero. S. Margherita di Scozia (m.f.); S. Geltrude (m.f.). 2Gv 1a.3-9; Sal 118,1-2.10-11.17-18; Lc 17,26-37.
17 S S. Elisabetta di Ungheria. Memoria (bianco). Beato l’uomo che teme il Signore. Gesù Cristo invita alla costanza nella preghiera: questa nasce dalla certezza che solo in Dio c’è la salvezza, per cui, come la vedova, si è ostinati e perseveranti nel chiedere aiuto al Signore. S. Ilda. 3Gv 5-8; Sal 111,1-6; Lc 18,1-8.
[18 D XXXIII Domenica del T.O. / B (Dedicazione della Basilica dei Ss. Pietro e Paolo, apostoli) Dn 12,1-3; Sal 15,5.8-11; Eb 10,11-14.18; Mc 13,24-32].
Elide Siviero
Salmo responsoriale e accompagnamento
PROPOSTA PER I CANTI: da Repertorio nazionale, Canti per la Liturgia, ElleDiCi/Cei, Ed. 2009, 5 Ristampa.
Inizio: Cristo Gesù, Salvatore (633); Vieni, fratello (760).
Salmo responsoriale: Ritornello: Sei il mio pastore (90); da Il canto del salmo responsoriale (ElleDiCi 2011).
Processione offertoriale: Ubi caritas et amor (755).
Comunione: Mistero della cena (678); O Gesù, tu sei il pane (692).
Congedo: Quando busserò (602).
ACCOMPAGNAMENTO