La Chiesa di S.Maria della Quercia dei macellari di Roma: Giulio II, nel 1507, concesse ai mercanti di bestiame maremmani, che si erano stabiliti nel rione della Regola, di onorare la Madonna della Quercia, loro protettrice, in S. Nicola de Curte, piccola chiesa posta nei pressi di Campo de’ Fiori. Alcuni studiosi identificano l’edificio sacro, talvolta detto anche S. Nicola in Curte, a Curte o de Curtibus, con la chiesa ” Sancti Nicolai de Curte ” citata la prima volta nel Catalogo di Torino, redatto tra il 1313 e il 1319. Costruita tra la metà del sec. XIII e l’inizio del sec. XIV, faceva parte della proprietà degli Orsini, un complesso edilizio comprendente torri, stalle, pozzi, orti racchiusi da un muro di cinta, con le caratteristiche di un isolato, della corte, da cui l’appellativo de curte. Nel 1523, durante il pontificato d’Adriano VI, i mercanti viterbesi, molti accasatisi a Roma come valenti macellai, presero possesso della chiesetta di S. Nicola che divenne subito dopo la sede ufficiale dei Macellari di Roma; la loro Confraternita fu posta sotto la protezione della Madonna della Quercia, cui venne dedicata la piccola chiesa. Papa Clemente VII, con bolla datata 30 agosto 1532, ne concesse ufficialmente e definitivamente la proprietà ai beccàri romani. Nelle integrazioni agli antichi Statutidell’Università dei Macellari, del 1432, redatte sotto Clemente VII, era prescritto come parte delle pene inflitte ai trasgressori dovesse servire per il restauro della Chiesa di S. Maria della Quercia, sede del sodalizio.Ancora, negli Statuti del 1536, veniva imposto ai Consoli di devolvere la metà dei soldi pagati dai trasgressori, alla Confraternita di S.Maria della Quercia de Macellari di Roma e per la ” …fabrica del suo venerabile templo da farsi sotto detto vocabolo qui a Roma …”. Antonio Tempesta pianta di Roma – 1593 -Quanto scritto negli Statuti dimostra come i Macellari avessero l’intenzione di eseguire, nella Chiesa della Madonna della Quercia, una volta S. Nicola de Curte, restauri radicali, cosa che sicuramente fecero, perché ricordato, una volta, in un’iscrizione posta sulla facciata. L’edificio sacro era una costruzione semplice, di stile medievale, ad un vano rettangolare con abside in fondo; annessi alla costruzione erano due spazi, forse oratorio e sacrestia,con un piccolo campanile.Particolare della situazione preesistente al nuovo progetto – rilievo del Raguzzini – Tutto ciò si può rilevare da alcune piante di Roma: , in quella d’Antonio Tempesta del 1593 dove sinota anche il piccolo campanile, in quella di Livino Cruyl del 1665 ,di Matteo Gregorio de Rossi, del 1688 e in altre precedenti il 1730. Anche dal progetto del Raguzzini sovrappostoalla preesistenza, redatto nel 1727, si ricavano le stesseindicazioni. Ma la chiesa così restaurata e ristrutturata non durò molto a lungo, tanto che i Macellari, nei primi anni del 1700 sentirono la necessità di ricostruirla ex novo.Sostenuti dal Cardinale Gozzadini, loro protettore, e da un papa domenicano, devotissimo della Madonna della Quercia di Viterbo, Benedetto XIII, decisero di raccogliere offerte per la nuova fabbrica. Chirografo di Benedetto XII,Il Papa, in un chirografo, datato 22 marzo 1727, dopo aver descritto la situazione di tutto il complesso facente capo all’Università e alla Confraternita dei Macellari e messo in risalto la fatiscenza delle costruzioni, ordinò che venissero programmati i lavori da eseguire; essi comprendevano la ricostruzione della chiesa della Madonna della Quercia ” da innalzare dai fondamenti, ed in magior ampiezza con sagrestia, oratorio e stanze per l’abitazione dei preti inservienti … da erigersi secondo il disegno già formato dal Cavaliere Raguzzini architetto…” Ordinò, poi, a mons. Masneri di riscuotere tutti i crediti spettanti alla Confraternita e a mons. Francesco Ricci, Presidente delle Strade, di reperire lo spazio necessario per la nuova costruzione. Raccolti, dal Masneri, 2680 scudi, si diede inizio ai lavori, che, seguendo il progetto del Raguzzini, furono affidati, il 21 aprile del 1727, ai capimastri Bartolomeo De Dominicis e Giovanni Battista Lupi, i quali si impegnarono” … di seguitarla fino alla fine, di modo che resti perfezionata in tutto il mese d’ottobre dell’anno venturo 1728 …”. Furono anche acquistati gli spazi necessari, compresi i locali di proprietà della famiglia Mandosi retrostanti l’abside della vecchia chiesa. Il 21 settembre del 1727, Benedetto XIII presiedette alla cerimonia della posa della prima pietra, nella quale furono inserite tre medaglie d’argento: una con le immagini del SS.Salvatore da una parte e della Vergine dall’altra, la seconda con quelle di S. PioV e di S. Domenico, la terza con quelle della Vergine regina del Cielo e della Terra e quella di S. Filippo Neri. Con le tre medaglie, furono poste all’interno della prima pietra una pigna d’incenso dorata ed un’ampolla d’olio benedetto. In precedenza, il 27 maggio del 1727 era stata acquistata una parte delle costruzioni di proprietà dell’Ospedale di S. Spirito in Sassia, successivamente demolite, insieme con altre di proprietà della Confraternita dei Macellari. Morto il papa Benedetto XIII, il Raguzzini fu licenziato, nel marzo del 1730,quando la fabbrica era quasi terminata . Fu sostituito, in un primo momento, da uno sconosciuto, forse Carlo De Dominicis, ” … che fece guastare molte delle cose fatte prime di pessima architettura…”. Poi, nel 1731, fu assunto l’architetto romano Domenico Gregorini, al quale vennero commissionati sia i disegni d’alcuni elementi d’arredo come quelli per l’altare maggiore e per gli ornamenti del coro grande; tutti i lavori in legno furono affidati all’intagliatore Domenico Barbiani. Il 31 marzo 1731, la nuova chiesa fu benedetta da monsignore Gamberucci e l’immagine della Lapide sec. XVIIMadonna della Quercia fu posta sull’altare maggiore, modificato dal Gregorini sei mesi dopo. Il Cardinale Guadagni, il 31 Maggio del 1738 , consacrò solennemente la Chiesa di S. Maria della Quercia dei Macellari e nell’altare maggiore furono poste le reliquie dei santi Fermo e Fruttuoso , come ancora si legge in una lapide posta all’interno del tempio. Mons. Olivieri , il 7 giugno 1738 , consacrò gli altari laterali. Passarono più di 100 anni prima di rimettere mano alla chiesa. Pio IX, che era stato primicerio della Confraternita di S. Maria della Quercia , le lasciò 3.000 scudi da impegnarsi per suo il restauro . L’architetto A. Busiri Vici fu incaricato di redigere i progetti e di seguire i lavori che terminarono nel 1864. La Chiesa , risistemata, fu riconsacrata dal Vicario del Papa card. Costantino Patrizi, come ricorda un’altra lapide . Sulla facciata della Chiesa , ancora oggi, si possono vedere gli stemmi di S. Pio IX insieme con quelli del card. Protettore e del card. Vicario, testimonianze della riconoscenza dei Macellari. Altri restauri furono effettuati nel 1928 , lavori che interessarono anche la piazzetta ,antistante la chiesa e via dei Balestrari, che fu ingrandita . Si intervenne pure su una parte dell’edificio, alla sinistra del complesso architettonico. Nel 1938, tale edificio fu completamente abbattuto, unificando Piazza Capo di Ferro con Piazza S.Maria della Quercia; in quell’occasione fu piantato il grande leccio antistante la chiesa. Negli anni ’60 si resero necessari interventi radicali per permettere di riaprire al culto la chiesa , ridotta in pessime condizioni dopo gli anni della guerra. Il Presidente dei Macellari, Maccaroni, coadiuvato dai consiglieri delegati Caccia e Fabrizi in breve tempo portarono a termine i lavori ; la domenica della Palme , 26 marzo 1961, la Chiesa della Madonna della Quercia dei Macellari di Roma , fu solennemente riaperta al culto e Mons. Giulio Cericoni, allora parroco di s. Lorenzo in Damaso, celebrò la messa di ringraziamento.
S.Maria della Quercia
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